Nel periodo dell’adolescenza si può eseguire la terapia ortodontica che ha lo scopo di allineare i denti superiori ed inferiori ed ottenere una chiusura stabile della bocca, sfruttando il potenziale di crescita favorevole del paziente o adattando l’occlusione dentale in caso di crescita sfavorevole mandibolare. Il momento ideale per farlo è quello corrispondente al completamento della permuta, con i secondi molari in via di eruzione, che avviene intorno ai 12 anni; tuttavia questo dipende molto dai tempi di eruzione individuali, dal tipo di malocclusione e dalla maturità biologica del paziente importante per sfruttare il picco di crescita puberale.
E’ fondamentale, nel trattare pazienti all’inizio o nel pieno dell’adolescenza, essere molto efficienti considerate le possibili difficoltà nella collaborazione per lunghi periodi, sia nell’indossare gli apparecchi o accessori (attivatori, elastici, etc.) che nel mantenere una corretta igiene orale domiciliare. A questo proposito, in caso di montaggio di apparecchiature fisse è importante l’applicazione dei principi di prevenzione attraverso l’igiene professionale periodica ed applicazione di fluoro topico, essendoci il rischio di decalcificazioni e carie. Tuttavia, essendo un esperienza spesso condivisa con i propri coetanei, l’apparecchiatura fissa viene ben accettata e rappresenta forse la soluzione migliore per limitare la necessità di collaborazione del paziente che vive o si appresta a vivere un periodo particolare della propria vita.
La necessità di prendersi cura della propria bocca durante la terapia ortodontica, il raggiungimento di una buona estetica e funzione, il mantenimento del risultato nel tempo ed il controllo delle parafunzioni masticatorie (es. bruxismo, digrignamento, serramento) permettono di affrontare il resto dell’età adolescenziale e l’ingresso nell’età adulta con una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute orale nella propria qualità della vita che si può sperimentare a lungo termine sottoponendosi a controlli periodici di mantenimento.
La terapia ortodontica nell’adolescente viene eseguita per ottenere gli obiettivi ideali di trattamento: soddisfare le richieste della famiglia, allineare i denti, ottenere una chiusura stabile della bocca, armonia estetica, salute gengivale, stabilità nel tempo. Tuttavia l’ottenimento di questi obiettivi dipende anche da fattori esterni alla terapia stessa che sono relativi alla collaborazione della famiglia nell’eseguire i compiti assegnati e dalla risposta favorevole o non favorevole della crescita mandibolare (che può essere insufficiente oppure eccessiva) durante l’età puberale. Se vi è una buona collaborazione nell’eseguire i compiti ortodontici a casa, nel mantenere una corretta igiene domiciliare e vi è un armonico sviluppo delle ossa mascellari si possono raggiungere tutti gli obiettivi ideali di una terapia ortodontica.
La terapia ortodontica solitamente viene eseguita con apparecchiatura fissa multi-brackets che consiste nel fissare dei brackets sulla superficie visibile dei denti e nell’inserirvi un arco che determina lo spostamento. Il vantaggio non è solo nella ridotta collaborazione richiesta (vantaggio indiscutibile se si considera il periodo particolare che vivono gli adolescenti), ma è soprattutto nella possibilità data da questa tipologia di apparecchiatura nel controllare la posizione dei denti tridimensionalmente, non possibile con apparecchiature removibili. Lo svantaggio principale consiste nell’ingombro e nella necessità di dover mantenere un’accurata igiene domiciliare. Fortunatamente la ricerca ha permesso di sviluppare delle apparecchiature fisse definite autoleganti, ovvero senza legature, con dei vantaggi sul mantenimento dell’igiene domiciliare e sull’efficienza delle procedure alla poltrona.
Se vengono addentati, morsi o masticati cibi (particolarmente duri o consistenti) senza prestare attenzione si possono creare delle forze che mimano lo strumento di rimozione dell’apparecchiatura, determinando in questo caso un distacco accidentale. Solitamente, il bracket staccato rimane legato al filo senza creare particolari problemi ameno che quello a staccarsi non sia l’ultimo. In questo caso il fastidio potrebbe essere maggiore con richiesta di una seduta non programmata per risolvere il problema. Inoltre, i primi 3 o 4 giorni dopo l’inserimento di un nuovo arco vi è una fase di dolenzia dentale dovuta alla forze che muovono i denti Se tali sintomi sono significativi (evento abbastanza infrequente) è consigliabile l’uso di un antidolorifico al bisogno. Infine, il contatto dell’apparecchio con le mucose delle guance e delle labbra può determinare delle ulcerette traumatiche simili ad afte che si possono controllare applicando una pallina di cera ortodontica sul bracket fastidioso e utilizzando dei prodotti collutori e gel disinfettanti e riepitelizzanti per favorire la guarigione.
In caso di necessità estetiche si possono utilizzare delle apparecchiature fisse di materiale ceramico che riducono molto la visibilità, mimetizzandosi significativamente sui denti. Questo tipo di apparecchiatura presenta degli svantaggi relativi ad un movimento dentale più difficoltoso ed ai costi aggiuntivi, tuttavia rappresenta una valida alternativa soprattutto nei pazienti con allergia documentata al nichel (utilizzata con archi in Titanio). Un’altra possibilità è data dall’apparecchiatura fissa linguale (bracket fissati sulla superficie interna dei denti). Gli svantaggi sono rappresentati dall’ingombro interno, dalla necessità di gestione dei distacchi accidentali in tempi rapidi e dai costi aggiuntivi. Infine le nuove tecnologie CAD/CAM hanno reso disponibile l’uso dell’apparecchiatura removibile cosiddetta invisibile anche negli adolescenti. Gli svantaggi sono legati alla necessità di collaborazione full-time nell’indossare gli allineatori ed ai costi aggiuntivi rispetto alla terapia con apparecchiatura fissa metallica.
Non è possibile stabilire la durata esatta della terapia ortodontica, la quale dipende principalmente dal grado di difficoltà e dall’efficienza del trattamento. Inoltre la durata dipende anche dalla collaborazione del paziente e della famiglia, nel rispettare gli appuntamenti, nel seguire le istruzioni, nell’eseguire i compiti, in altre parole dipende dall’impegno messo in campo.
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